Imparare dalle esperienze.

Una banale passeggiata sulla via Ducale, poteva trasformarsi in tragedia se non fossero state prese le decisioni giuste. Riportiamo una notizia ma ma soprattutto la relazione della Guida Gabriele Tebano. VI invitiamo a leggerla in modo da trarre spunto e idee per risolvere eventuali situazioni critiche. Inviate i vostri commenti usando il modulo.

dal gazzettino modenese

 Quattro escursionisti, di cui due lucchesi, rimasti bloccati dalla nebbia sull'Appennino e salvati dal soccorso alpino. Hanno rischiato di passare la notte all'addiaccio sui monti una guida ambientale di Lucca, un escursionista di San Pietro a Vico e altri due compagni di escursione di Bologna e di Pavullo nel Frignano, che erano partiti sabato scorso (15 febbraio) in uscita sull'Appennino Tosco Emiliano. Il gruppo aveva l'intenzione di raggiungere Foce a Giovo, percorrendo la strada ducale da Casa Coppi, per poi dirigersi al Rifugio Casentini al Mercatello, ma è rimasto bloccato dalla nebbia sotto la Foce, senza riuscire più a salire o a scendere.

L'allarme giunto attorno alle 22,36 di sabato sera al Soccorso Alpino dalla centrale operativa del 118, ha fatto scattare la mobilitazione. Fortunatamente gli uomini del soccorso alpino sono riusciti a mantenere un contatto telefonico con il gruppo. Gli escursionisti sono sul crinale della Femminamorta e, dopo il contatto con il soccorso alpino, si abbassano e fanno una buca nella neve per proteggersi sotto ai faggi. Arrivata alla Foce, la squadra del Sast ha disceso il crinale nel versanti modenese riuscendo ad individuare il gruppo.Attorno alle 4,10 del mattino gli uomini del soccorso alpino riescono a raggiungere i 4 che infreddoliti vengono accompagnati al rifugio Mercatello Gigi Casentini.

la versione di Gabriele Tebano (la guida):

Salute a tutti,

Sabato 15 e Domenica 16 Febbraio il sottoscritto insieme a Davide C. Simona S. e Cristina N. alle ore 16 circa è partito da Casa COPPI (Loc. Val di Luce) per un'escursione lungo la via DUCALE alla volta di Passo a Giovo con l'intenzione di pernottare al Rifugio Mercatello e rientrare il giorno successivo. 

Putroppo la scarsa visibilità e le condizioni del fondo ci costringono a scavare una truna poco sotto alla Foce a Giovo e ad attendere i soccorsi. 

Il tutto si è concluso alle 5 del mattino quando infreddoliti siamo arrivati al Rifugio Mercatello accompagnati da 3 soccorritori.

Di seguito la cronaca dettagliata degli eventi

Cordiali Saluti

Gabriele Tebano

Cronaca dettagliata dei fatti:

Al parcheggio davanti a casa Coppi incontriamo un gruppo di sci-escrusionisti del CAI di PISA che ci informano sulle condizioni del percorso che stiamo per intraprendere e ci lascaino un artva in più; il mio programma prevede di seguire la via DUCALE fino al Passo a Giovo e di scenedere la foce dal sentiero n°16 fino al rifugio da raggiungere in circa 4 ore e mezza di percorso.

Dotati di un'equipaggiamento adeguato per l'escursione e delle dotazioni di sicurezza (ARTVA acceso e prova fatta) ci inoltriamo lungo la via ducale.

 Alle 19 circa  con le torce frontali montate siamo al Rifugio dei CACCIATORI e di lì al Mercatello so che manca circa un'ora; ci fermiamo per bere del thè caldo e mangiare qualche biscotto ma fatti pochi metri la neve ha completamente livellato la strada al pendio e non si riconosce più un tracciato. Proseguiamo quindi in navigazione strumentale con GPS cartografico applicato al telefono . Adatto la nostra progressione alla morfologia del terreno innevato tenendomi sopra la il tracciato che mi segnala lo strumento.

Giunti all'altezza del sentiero che porta al Passo di Annibale l'inclinazione del terreno e la visibilità ridotta mi costringono a salire per non dover procedere su uno scomodo traverso dove chi mi segue con le ciaspole ha problemi a stare in piedi . Incrocio così il segnavia del sentiero 519 che conduce al Passo di Annibale. Cerco altri riferimenti sul terreno mentre vedo che la batteria del GPS  è al 12%. Faccio il punto e so che mi trovo sul crinale che dalla Femmina Morta porta alla Foce a Giovo. Gli altri segnavia del sentiero sono sepolti sotto metri di neve e l'unico tracciato evidente son i pali alti del crinale che decido di seguire fino a dove la morfologia consente una progressione normale ma superata l'anticima della Femmina Morta il crinale scende troppo ripido per consentire una discesa sicura con le persone inesperte che mi seguono, il passo è appena 50 metri sotto di me ma per quella via è irraggiungibile! In quel mentre la batteria del GPS si è scaricata. Decido di tornare sui miei passi fino all'ultimo punto noto e dare l'allarme sono circa le 22 quando raggiungo il seganvia del sentiero 519. Mi sotto ad un dosso per inserire la batteria di scorta e trovare il modo di chimare. Nel metre il vento raggiunge raffiche di oltre 50Km/h e piove. Non fa freddo perchè siamo ben vestiti anche se ormani l'acqua penetra nei tessuti impermiabili che indossiamo. Quando cambio la batteria ho le mani fradice e aprendo il telefono l'acqua bagna i contatti mandando in blocco l'apparecchio.

A questo punto non resta che abbassarsi e cercare di intersecare la strada che so per certo trovarsi sotto di noi a quota circa 1600m slm. Per provata esperienza so che in quelle condizioni con il vento anche il più preciso altimetro barometrico ha un'approssimoazione di +/-50m L'altimetro del mio Sunto da polso non è tarato e la neve e la scarsa visibilità offerta dalla mia torcia frontale non mi aiuta a riconoscere dei riferimenti, ma intuendo il percorso dell'andata completamente cancellato dalla pioggia riconosco un punto dove siamo già passati che mi dice che sono sulla strada. Il vento è forte e siamo tutti bagnati, Cristina e Simona hanno forti difficoltà a stare in equilibrio e sono le 21 di sera. Il mio telefono è andato e con lui la rubrica ma con il telefono di DAVIDE riesco a chiamare casa e a farmi dare da mia Madre il numero di ACHILLE al Rifugio per avviare la lenta macchina del soccorso.

Nel vento ho perso un bastoncino e Simona una pelle di foca a causa della colla vecchia non aderiva bene allo sci; con calma e determinazione dico ai miei compagni che ci abbasseremo per cercare un riparo che valuteremo da li cosa fare attendendo il contatto del soccorso. Di traversare il pendio alla cieca non me la sento proprio.

Mentre gli altri con la pala e le ciaspole scavano una buca cerco di trovare il segnale e riesco a parlare con i soccorsi e con ACHILLE mentre da Casa mia Madre mi fa da ponte radio quando le celle mobili perdono il segnale. Parlo con il soccorso e gli do la mia posizione dicendo che abbiamo anche gli ARTVA accesi e che quando i soccorritori saranno in zona potranno seguire il segnale degli apparecchi (due digitali e due analogici) che so avere una portata utile di almeno 80 metri. Ci sistemiamo in una truna scavata sotto ai polloni di un faggio al limite della prateria e ci sdraiamo supra gli sci su cui anbiamo sistemato il telo termico e s 2 sacchi a pelo. I nostri corpi ci tengono caldi mentre l'ambiente gocciolante e abbondantemente sopra lo zero ci aiuta a conservare una buona temperatura. Simona e Cristina sono pressate al centro hanno quasi caldo mentre io e Davide più a contatto con la neve ogni tanto tremiamo.

Tengo i telefoni spenti in una tasca asciutta e li accendo ogni 45 minuti quando esco dalla buca per comunicare con i soccorsi come da protocollo. Dall'apertura ogni tanto le ragazze sentono dei rumori che scambiano per delle voci, ma è solo il vento che con la suggestione del momento ti fa credere di sentire ciò che speri. Sono preoccupato del fatto che non riesco a dare la mia posizione GPS perchè da Google MAPS con i telefoni di cui disponiamo nè io ne Davide che è ingengere informatico rieusciamo a ricavare le preziose Coordinate WGS84. Una momentanea schiarita mi mostra la foce sopra di noi e questo mi dice che siamo dove sospettavo. Nel mentre dalla base del soccorso mi dicono che ci sono ritardi a causa delle frana di TEREGLIO che li ha costretti a cambiare strada e salire da Lucignana,cosa che per altro sapevo e che sia io che Achille avevamo segnalato al Soccorso; intanto sono le 3 passate e cominciamo a pensare che dovremo aspettare l'alba per essere trovati...

 Ogni tanto qualcuno si assopisce ma cerchiamo di tenerci svegli per non abbassare il metabolismo, io ho la testa fradicia che preme contro la neve e Davice trema come una foglia così Cristina che fra tutti è quella più calda gli cede il suo posto al centro.

Alle 4 del mattino mi desto allertato da un rumore quasi impercettibile, gli altri si domandano cosa stia succedendo, dico loro che devo uscire per mettermi in contatto con il soccorso perchè è passata l'ora dell'appuntamento. Esco dalla truna ed il telefono squilla; dalla base operativa mi dicono di accendere la torcia ad intermittenza, mentre dico alla Simona di passarmi il suo ARTVA; pochi secondi  e  vedo a 50 metri sopra di noi le frontali dei soccorritori, li raggiungo mentre dico agli altri di fare gli zaini e rimontare le attrezzature.

Sono in 3 e fra loro riconosco il viso familiare di ITALO EQUI,  rimangono a distanza abbagliandomi con le torce; mi domandano perchè gli altri non si siano avvicinati e gli spiego che sono impegnati a rimettere le cose negli zaini; suggerisco di scendere a portare loro un pò di conforto.

 Arrivare alla foce seguendo le tracce di andata dei soccorritori non presenta grosse difficoltà. Dentro di me so di aver fatto la cosa più giusta perchè se avessimo affrontato lo stesso pendio da soli non avremmo potuto seguire una traccia e girare di notte alla cieca significa perdersi e peggiorare la situazione

 I soccorritori sono pazienti anche se mi fanno capire che non approvano i miei sci  visto che loro per camminare affondano fino al ginocchio, così poco sotto la Foce a GIOVO sul pendio ripido tolte le pelli mi obbligano a seguirli a piedi fino al rifugio dove ci attende Achille con la cena pronta da riscaldare. Ceniamo a due tavoli separati, da una parte i soccorritori che scrivono i nostri nome e dall'altra noi che metre la cena si scalda sulla stufa ci togliamo gli indumenti bagnati.

 Scrivo queste poche righe e per brevità vi risparmio la cronaca del giorno successivo quando, dopo aver riposato ed esserci adeguatamente rifocillati, abbiamo recuperato le auto e fatto ritorno a casa.

 Ho voluto condividere questa mia disavventura prima di tutto con gli amici della Focolaccia per dare la mia versione dei fatti che sicuramente oggi leggeremo anche sulle pagine della cronaca locale. So che gli amici  potranno comprendere il mio stato d'animo e confortarmi; e so di aver fatto quello che si doveva fare in quel momento.

 Se sentite il bisogno di scrivere fatelo al mio indirizzo e vi risponderò volentieri, i vostri suggerimenti e le vostre impressioni saranno preziose.

 Tutto è bene ciò che finisce bene

commenti? abbracci Achille (Il gestore)

 

 

 

Oggetto: dispersi alla Foce al Giovo

 

dal gazzettino modenese:
Quattro escursionisti, di cui due lucchesi, rimasti bloccati dalla nebbia sull'Appennino e salvati dal soccorso alpino. Hanno rischiato di passare la notte all'addiaccio sui monti una guida ambientale di Lucca, un escursionista di San Pietro a Vico e altri due compagni di escursione di Bologna e di Pavullo nel Frignano, che erano partiti sabato scorso (15 febbraio) in uscita sull'Appennino Tosco Emiliano. Il gruppo aveva l'intenzione di raggiungere Foce a Giovo, percorrendo la strada ducale da Casa Coppi, per poi dirigersi al Rifugio Casentini al Mercatello, ma è rimasto bloccato dalla nebbia sotto la Foce, senza riuscire più a salire o a scendere.

L'allarme giunto attorno alle 22,36 di sabato sera al Soccorso Alpino dalla centrale operativa del 118, ha fatto scattare la mobilitazione. Fortunatamente gli uomini del soccorso alpino sono riusciti a mantenere un contatto telefonico con il gruppo. Gli escursionisti sono sul crinale della Femminamorta e, dopo il contatto con il soccorso alpino, si abbassano e fanno una buca nella neve per proteggersi sotto ai faggi. Arrivata alla Foce, la squadra del Sast ha disceso il crinale nel versanti modenese riuscendo ad individuare il gruppo.Attorno alle 4,10 del mattino gli uomini del soccorso alpino riescono a raggiungere i 4 che infreddoliti vengono accompagnati al rifugio Mercatello Gigi Casentini.

la versione di gabriele tebano (la guida):

Salute a tutti,

Sabato 15 e Domenica 16 Febbraio il sottoscritto insieme a Davide C. Simona S. e Cristina N. alle ore 16 circa è partito da Casa COPPI (Loc. Val di Luce) per un'escursione lungo la via DUCALE alla volta di Passo a Giovo con l'intenzione di pernottare al Rifugio Mercatello e rientrare il giorno successivo. 

Putroppo la scarsa visibilità e le condizioni del fondo ci costringono a scavare una truna poco sotto alla Foce a Giovo e ad attendere i soccorsi. 

Il tutto si è concluso alle 5 del mattino quando infreddoliti siamo arrivati al Rifugio Mercatello accompagnati da 3 soccorritori.

 

Di seguito la cronaca dettagliata degli eventi

 

Cordiali Saluti

Gabriele Tebano

 

 

 

 

Di seguito la cronca dettagliata dei fatti:

Al parcheggio davanti a casa Coppi incontriamo un gruppo di sci-escrusionisti del CAI di PISA che ci informano sulle condizioni del percorso che stiamo per intraprendere e ci lascaino un artva in più; il mio programma prevede di seguire la via DUCALE fino al Passo a Giovo e di scenedere la foce dal sentiero n°16 fino al rifugio da raggiungere in circa 4 ore e mezza di percorso.

Dotati di un'equipaggiamento adeguato per l'escursione e delle dotazioni di sicurezza (ARTVA acceso e prova fatta) ci inoltriamo lungo la via ducale.

 

Alle 19 circa  con le torce frontali montate siamo al Rifugio dei CACCIATORI e di lì al Mercatello so che manca circa un'ora; ci fermiamo per bere del thè caldo e mangiare qualche biscotto ma fatti pochi metri la neve ha completamente livellato la strada al pendio e non si riconosce più un tracciato. Proseguiamo quindi in navigazione strumentale con GPS cartografico applicato al telefono . Adatto la nostra progressione alla morfologia del terreno innevato tenendomi sopra la il tracciato che mi segnala lo strumento.

Giunti all'altezza del sentiero che porta al Passo di Annibale l'inclinazione del terreno e la visibilità ridotta mi costringono a salire per non dover procedere su uno scomodo traverso dove chi mi segue con le ciaspole ha problemi a stare in piedi . Incrocio così il segnavia del sentiero 519 che conduce al Passo di Annibale. Cerco altri riferimenti sul terreno mentre vedo che la batteria del GPS  è al 12%. Faccio il punto e so che mi trovo sul crinale che dalla Femmina Morta porta alla Foce a Giovo. Gli altri segnavia del sentiero sono sepolti sotto metri di neve e l'unico tracciato evidente son i pali alti del crinale che decido di seguire fino a dove la morfologia consente una progressione normale ma superata l'anticima della Femmina Morta il crinale scende troppo ripido per consentire una discesa sicura con le persone inesperte che mi seguono, il passo è appena 50 metri sotto di me ma per quella via è irraggiungibile! In quel mentre la batteria del GPS si è scaricata. Decido di tornare sui miei passi fino all'ultimo punto noto e dare l'allarme sono circa le 22 quando raggiungo il seganvia del sentiero 519. Mi sotto ad un dosso per inserire la batteria di scorta e trovare il modo di chimare. Nel metre il vento raggiunge raffiche di oltre 50Km/h e piove. Non fa freddo perchè siamo ben vestiti anche se ormani l'acqua penetra nei tessuti impermiabili che indossiamo. Quando cambio la batteria ho le mani fradice e aprendo il telefono l'acqua bagna i contatti mandando in blocco l'apparecchio.

A questo punto non resta che abbassarsi e cercare di intersecare la strada che so per certo trovarsi sotto di noi a quota circa 1600m slm. Per provata esperienza so che in quelle condizioni con il vento anche il più preciso altimetro barometrico ha un'approssimoazione di +/-50m L'altimetro del mio Sunto da polso non è tarato e la neve e la scarsa visibilità offerta dalla mia torcia frontale non mi aiuta a riconoscere dei riferimenti, ma intuendo il percorso dell'andata completamente cancellato dalla pioggia riconosco un punto dove siamo già passati che mi dice che sono sulla strada. Il vento è forte e siamo tutti bagnati, Cristina e Simona hanno forti difficoltà a stare in equilibrio e sono le 21 di sera. Il mio telefono è andato e con lui la rubrica ma con il telefono di DAVIDE riesco a chiamare casa e a farmi dare da mia Madre il numero di ACHILLE al Rifugio per avviare la lenta macchina del soccorso.

Nel vento ho perso un bastoncino e Simona una pelle di foca a causa della colla vecchia non aderiva bene allo sci; con calma e determinazione dico ai miei compagni che ci abbasseremo per cercare un riparo che valuteremo da li cosa fare attendendo il contatto del soccorso. Di traversare il pendio alla cieca non me la sento proprio.

Mentre gli altri con la pala e le ciaspole scavano una buca cerco di trovare il segnale e riesco a parlare con i soccorsi e con ACHILLE mentre da Casa mia Madre mi fa da ponte radio quando le celle mobili perdono il segnale. Parlo con il soccorso e gli do la mia posizione dicendo che abbiamo anche gli ARTVA accesi e che quando i soccorritori saranno in zona potranno seguire il segnale degli apparecchi (due digitali e due analogici) che so avere una portata utile di almeno 80 metri. Ci sistemiamo in una truna scavata sotto ai polloni di un faggio al limite della prateria e ci sdraiamo supra gli sci su cui anbiamo sistemato il telo termico e s 2 sacchi a pelo. I nostri corpi ci tengono caldi mentre l'ambiente gocciolante e abbondantemente sopra lo zero ci aiuta a conservare una buona temperatura. Simona e Cristina sono pressate al centro hanno quasi caldo mentre io e Davide più a contatto con la neve ogni tanto tremiamo.

Tengo i telefoni spenti in una tasca asciutta e li accendo ogni 45 minuti quando esco dalla buca per comunicare con i soccorsi come da protocollo. Dall'apertura ogni tanto le ragazze sentono dei rumori che scambiano per delle voci, ma è solo il vento che con la suggestione del momento ti fa credere di sentire ciò che speri. Sono preoccupato del fatto che non riesco a dare la mia posizione GPS perchè da Google MAPS con i telefoni di cui disponiamo nè io ne Davide che è ingengere informatico rieusciamo a ricavare le preziose Coordinate WGS84. Una momentanea schiarita mi mostra la foce sopra di noi e questo mi dice che siamo dove sospettavo. Nel mentre dalla base del soccorso mi dicono che ci sono ritardi a causa delle frana di TEREGLIO che li ha costretti a cambiare strada e salire da Lucignana,cosa che per altro sapevo e che sia io che Achille avevamo segnalato al Soccorso; intanto sono le 3 passate e cominciamo a pensare che dovremo aspettare l'alba per essere trovati...

 

Ogni tanto qualcuno si assopisce ma cerchiamo di tenerci svegli per non abbassare il metabolismo, io ho la testa fradicia che preme contro la neve e Davice trema come una foglia così Cristina che fra tutti è quella più calda gli cede il suo posto al centro.

Alle 4 del mattino mi desto allertato da un rumore quasi impercettibile, gli altri si domandano cosa stia succedendo, dico loro che devo uscire per mettermi in contatto con il soccorso perchè è passata l'ora dell'appuntamento. Esco dalla truna ed il telefono squilla; dalla base operativa mi dicono di accendere la torcia ad intermittenza, mentre dico alla Simona di passarmi il suo ARTVA; pochi secondi  e  vedo a 50 metri sopra di noi le frontali dei soccorritori, li raggiungo mentre dico agli altri di fare gli zaini e rimontare le attrezzature.

Sono in 3 e fra loro riconosco il viso familiare di ITALO EQUI,  rimangono a distanza abbagliandomi con le torce; mi domandano perchè gli altri non si siano avvicinati e gli spiego che sono impegnati a rimettere le cose negli zaini; suggerisco di scendere a portare loro un pò di conforto.

 

Arrivare alla foce seguendo le tracce di anadata dei soccorritori non presenta grosse difficoltà. Dentro di me so di aver fatto la cosa più giusta perchè se avessimo affrontato lo stesso pendio da soli non avremmo potuto seguire una traccia a girare di notte alla cieca significa perdersi e peggiorare la situazione

 

I soccorritori sono pazienti anche se mi fanno capire che non approvano i miei sci  visto che loro per camminare affondano fino al ginocchio, così poco sotto la Foce a GIOVO sul pendio ripido tolte le pelli mi obbligano a seguirli a piedi fino al rifugio dove ci attende Attilio con la cena pronta da riscaldare. Ceniamo a due tavoli separati, da una parte i soccorritori che scrivono i nostri nome e dall'altra noi che metre la cena si scalda sulla stufa ci togliamo gli indumenti bagnati.

 

Scrivo queste poche righe e per brevità vi risparmio la cronaca del giorno successivo quando, dopo aver riposato ed esserci adeguatamente rifocillati, abbiamo recuperato le auto e fatto ritorno a casa.

 

Ho voluto condividere questa mia disavventura prima di tutto con gli amici della Focolaccia per dare la mia versione dei fatti che sicuramente oggi leggeremo anche sulle pagine della cronaca locale. So che gli amici  potranno comprendere il mio stato d'animo e confortarmi; e so di aver fatto quello che si doveva fare in quel momento.

 

Se sentite il bisogno di scrivere fatelo al mio indirizzo e vi risponderò volentieri, i vostri suggerimenti e le vostre impressioni saranno preziose.

 

Tutto è bene ciò che finisce bene

commenti? abbracci achille